martedì 20 novembre 2007

La tua maestra è meglio che cambi mestiere.......

Ci sono genitori che, squalificano il lavoro degli insegnanti dei propri figli.

Per squalifica non intendo il parlare di fronte ai figli - comunque in modo sempre rispettoso ma non ossequioso e magari un poco scherzoso - dei difetti caratteriali o di presunte in-competenze e a-competenze professionali dei docenti . Anche i genitori hanno difetti di carattere e mancanze "professionali" che influenzano la formazione dei figli.

Mi riferisco alle situazioni dove un bambino che manifesta disagio, poca serenità, "disturbi del comportamento", etc. all'interno della classe può, ad esempio, compromettere l'andamento dell'attività didattica. Prima di pensare e comunicare che sia il bambino il solo portatore del problema, dovremmo pensare che il problema è anzitutto nostro e comunicarlo come tale alla famiglia per ricevere collaborazione.

Questo atteggiamento è ben diverso dal dire, magari in un andito: "Signora, secondo me Federico ha un problema". In questi casi ai genitori è opportuno comunicare il solo comportamento senza ulteriori aggiunte interpretative non necessarie in questo momento.

E' proprio in queste delicate situazioni che si possono osservare le inadeguatezze tra la scuola e la famiglia. In alcuni casi il genitore rifiuta di vedere le difficoltà del bambino di intervenire. Altre volte gli insegnanti effettuano "la diagnosi" non di loro competenza e cosa più grave le comunicano alla famiglia che, da quel momento, entra in rotta di collisione con la scuola.

Il campo delle relazioni educative è delicato: emergono gli aspetti profondi della persona, la sua personalità , aspetti legati soprattutto alla praticità dell'esistenza ed al proprio "essere umani". Per questo bisogna trattare certe situazioni con i guanti di velluto.

Genitori e insegnanti, soprattutto nei momenti di difficoltà educativa dovrebbero allearsi non ostacolarsi a vicenda; perchè l'accordo, il dialogo, il rispetto, la franchezza, la solidarietà tra scuola e famiglia sono aspetti necessari per garantire una buona qualità educativa e formativa. E se questa non c'è bisogna adoperarsi per costruirla. E sempre per il bene dei bambini.

Infine, non è vero che la responsabilità educativa è solo della famiglia come spesso si crede o si proclama. Sostenere ciò significa appesantire ulteriormente una già difficile situazione di grave disorientamento educativo, e non solo familiare.

La responsabilità è di tutti: famiglia, istituzioni, comunità.

Ed è evidente a chiunque, con uno sguardo alla realtà educativa e sociale, prossima e rappresentata/costruita dai mass media, che ciò non venga riconosciuto e tradotto in prassi di politiche sociali e scolastiche visibili e concrete.



E tu cosa ne pensi?



giovedì 8 novembre 2007

Dove è finito il senso pedagogico nella scuola?

Nel passato, e in linea con i tempi di allora, la Scuola è stata sempre un punto fermo nella società. Il senso pedagogico c'era, per quanto oggi ampiamente discutibile nelle sue impostazioni teoriche e pratiche.

Ma purtroppo in molte nostre scuole la dimensione pedagogica sta passando in secondo piano, o addirittura scomparendo, seppur venga frequentemente e qua e là nominata. E gli effetti sono sotto gli occhi di tutti.

Osservando con maggiore attenzione la fenomenologia scolastica gli indicatori che denotano una debolezza dell'intero impianto pedagogico sono evidenti e primo fra tutti vi è il rapporto ormai logoro e per lo più formale tra famiglia e scuola.

Dove è finità la necessaria alleanza? Perchè la famiglia delega? Perchè la scuola continua nel suo cammino autoreferenziale? Perchè le famiglie si mobilitano compatte solo in occasione di gravi problemi e non partecipano alla vita scolastica in modo attivo? Ogni realtà, se è vero quanto detto in premessa, ha le sue ragioni e le sue risposte.

Sono convinto che la scuola abbia il dovere di riscoprire il suo ruolo attivo nel territorio. E sono inoltre convinto che la scuola, possedendo maggiori strumenti, debba attivarsi per prima e concentrarsi sull'obiettivo di migliorare le relazioni (in un progetto pedagogico unitario e forte), con i suoi alleati naturali: i genitori. L'alternativa e quella di continuare a disperdersi in diversificati e spesso incomunicanti rivoli progettuali, dimenticando che le responsabilità educative e formative non sono attribuibili e circoscrivibili ad un solo ambito sociale ma che investono oltre alla scuola, la famiglia, il tessuto e le politiche sociali.

Le parole chiave sono: condivisione, partecipazione, co-progettazione, dialogo.