mercoledì 27 ottobre 2010

Donne e madri....

 Ho ricevuto e pubblico volentieri una riflessione di Mirella Scardaci.


Molto spesso le donne s'interrogano sul loro operato come madri.
Pensano, riflettono, ponderano su tutto quello che riguarda i loro figli ( che continuano a considerare piccoli, anche se adolescenti). Si chiedono per esempio, se hanno agito bene nel dire loro di "no" di fronte all'ennesima richiesta , o se invece avrebbero dovuto riflettere di più, prima di dare una risposta negativa. Si domandano se la strada più giusta, per la costruzione di una buona relazione, sia quella basata sul dialogo, sull'ascolto, sulla capacità di saper accettare anche i loro silenzi. O se l'essere troppo accondiscendenti, accomodanti, tolleranti, non possa essere rischioso, perché potrebbe dare loro l'impressione di avere accanto un amico/a e non un genitore (punto di riferimento).

Nonostante però siano consapevoli d'essere attente, premurose, e partecipi della vita dei figli , nel momento in cui quest'ultimi, dimostrano di avere qualcosa che non va, si sentono subito responsabili, come se fosse colpa loro. Cominciano a mettere in dubbio la loro capacità genitoriale e ad accusare se stesse di non aver saputo ne vedere ne capire. Si sentono delle fallite!

Ma perché una madre dovrebbe sentirsi in colpa? Non è forse naturale che i figli sbaglino e nonostante si faccia di tutto, è quasi impossibile impedire che non si caccino nei guai? Un figlio non è anche responsabile delle proprie azioni? Esiste la madre perfetta ed infallibile? Esistono figli perfetti ed infallibili?

Forse la causa del senso di colpa è da ricercare all'interno della nostra società, dove il culto della prestazione regna sovrano. In un mondo in cui si deve avere successo in tutti i campi, (affettivo, sociale, lavorativo), le donne si devono sforzare d'essere oltre che delle ottime lavoratrici, anche delle madri modello.
Di conseguenza ( secondo questo modo di vedere) esse non possono sbagliare, non possono permettersi di commettere degli errori. La perfezione però, sappiamo bene, non esiste.

Nessun essere umano è infallibile e se la donna ricordasse che non esistono le super eroine e che bisogna accettarsi per quello che si è (con i pregi e i difetti, con le proprie capacità e i propri limiti) le madri probabilmente..... non avrebbero più tanti sensi di colpa.

Mirella Scardaci: pedagogista e formatrice

Fonte vignetta: Conversation with mom

venerdì 8 ottobre 2010

Basiglio: inizia il processo.

Prosegue l'aggiornamento sul caso dei bambini di Basiglio.
Non è semplice cosa; dopo il primo boom mediatico sembra che tutto sia andato in sordina. Solo per caso ho trovato l'articolo segnalato in basso. 

In sostanza ha preso avvio (finalmente) il processo a carico degli operatori scolastici e sociali che, a suo tempo, segnalarono i bambini al Tribunale dei Minori per sospetti abusi sessuali: il preside, due maestre, psicologo e assistente sociale. 

La cosa assai curiosa è che il Ministero dell'Istruzione ha chiesto (e ottenuto), non senza quantomeno stupore da parte del PM, che il processo si tenesse a porte chiuse. Come mai? A voi le risposte. 

Fonte Ansa.it (Lombardia): Minori: Basiglio, processo porte chiuse su richiesta ministero.

giovedì 29 aprile 2010

Quel deleterio loop relazionale

Vi segnalo un interessante articolo su Cronache Pedagogiche di Igor Salomone dello Studio Dedalo di Milano sulla vicenda dei bambini di Adro ed esclusi dalla mensa scolastica. L'articolo, con un taglio squisitamente pedagogico come pochi se ne trovano, mi ha offerto lo stimolo per una riflessione che qui riporto.

Credo che la principale causa di questo disastro italiano, sia la mancanza di un progetto unitario formativo. Un progetto forte, libero, democratico, autonomo, quasi auto-generantesi ma, soprattutto, partecipato e condiviso. E tale progetto, se lo si volesse seriamente costruire, richiederebbe da parte dello Stato – necessariamente, quantomeno per presentarsi come azione credibile – anche risposte di tipo sociale, economico, di valorizzazione, potenziamento e ampliamento dei servizi verso chi l’educazione la vive tutti i giorni sulla propria pelle: bambini, genitori/tutori, educatori, insegnanti e coloro che operano in ambito pedagogico/educativo.


Di fronte a fatti di cronaca delittuosi che riguardano, ad esempio, pre-adolescenti l’indice della società, quasi sempre ed in modo meccanico, automatico, verso chi è rivolto?
La risposta è nota già in partenza: al primo posto la famiglia e poi la scuola. Peccato che con questa operazione da pubblico ludibrio ci si dimentichi di un terzo attore, spesso latitante, che si chiama comunità. Ed è proprio la comunità che, con l’atto irresponsabile di indicare famiglia e scuola, in realtà, indica se stessa; senza rendersi conto di minare il suo sviluppo alla base. Un loop relazionale esplosivo, praticamente quasi un suicidio.

Ed a riprova di ciò, è sufficiente una rapida occhiata all’indicatore delle violenze in famiglia e nella scuola. Famiglie sempre più spesso sole e senza servizi, scuole e agenzie educative in via di apparente demolizione. Ma chi si deve occupare di questa situazione se non anche la comunità e lo Stato? E soprattutto quando si inizia?

E intanto anche questi bambini e bambine di oggi diverranno presto adulti.
Visti certi segnali, salvo repentine rivoluzioni cultural-pedagogiche, metodologicamente, non ci resta altro da fare se non incrociare le dita.

Foto: Museo di Roma - Scuola Leopardi 1966

venerdì 22 gennaio 2010

Intervista ai bambini di Basiglio.

Ho già parlato dei bambini di Basiglio sottratti dai genitori e domandandomi come fosse andata a finire la questione non ho trovato in rete significativi sviluppi, fatta salva questa sconvolgente intervista realizzata ai due fratellini da Panorama . Non si può rimanere impassibili. Mentre guardavo il filmato apparivano con fulgida chiarezza la sofferenza, l'imbarazzo, il disagio, la rabbia da parte dei due bimbi e i macroscopici errori metodologici commessi da tutti gli operatori a danno dei due piccoli e dei loro genitori. Una catena di errori che nessuno è stato in grado di interrompere. Questo è il nostro livello di civiltà?


Se siete interessati alla questione potete leggere i precedenti post pubblicati sull'argomento.

I ladri di bambini
I ladri di bambini II
I ladri di bambini III

Futuri cittadini......

Come sempre, il potere politico, e al di là degli schieramenti, ha molto a cuore la formazione dei futuri cittadini. E spesso ha le idee ben chiare.




Formalismo e condivisione

Molto spesso il rapporto tra genitori ed insegnanti è permeato di un formalismo che attraversa, e tacitamente regola, l'intero impianto pedagogico ed organizzativo della Scuola. Andando così a minare quel presupposto di genuinità (tema tanto caro a chi si occupa di pedagogia ed educazione) necessario in un rapporto di collaborazione tra adulti interessati alla qualità delle relazioni educative, nelle quali sono quotidianamente immersi i bambini/alunni. Nelle scuole ove lo spirito di ricerca è vivo, o quantomeno sopravvive, emerge con chiarezza l'importanza di riscoprire il significato di termini quali collaborazione, successo formativo, comunità educativa, partecipazione, attivando concreti processi di condivisione tra gli adulti: scuola, famiglia (largamente intesa) e territorio.