Il discorso pedagogico nasce e si sviluppa principalmente dalla cura di questa dimensione. L'alleanza, l'intesa, l'accordo, il confronto tra la famiglia e la scuola sono le basi sulle quali costruire progetti, strategie, interventi e didattiche ancorate alla realtà. Senza la cura di questo rapporto non credo si possa parlare di senso pedagogico e di progettualità sufficientemente forti.
In un'esperienza di gestione di gruppo all'interno di diverse scuole proposi, tempo fa, ed assieme ad altri colleghi, un'attività di form-azione centrata sulle differenze tra stili educativi e comunicazione famiglia/scuola.
Il risultato del lavoro, costruito interamente dai partecipanti (insegnanti e genitori), fu il seguente:
- difficoltà di comunicazione tra famiglia e scuola
- più momenti di incontro con i genitori per parlare non solo di profitto……..
- mancanza di dialogo tra genitori e insegnanti e scarsa partecipazione alla "vita scolastica"
- timore e difficoltà da parte del genitore di affrontare il discorso su qualsiasi problema emerso; sia ha la paura che vengano penalizzati i bambini
- scarsi interesse e partecipazione da parte dei genitori
- necessità di riservatezza e rispetto nei confronti dei bambini e dei genitori quando si esprimono giudizi sul singolo
Dopo tanti anni di ricerca, progetti e lavoro, nella Scuola siamo ancora a questo punto. Certo, non è così dappertutto. Ma tali difficoltà, seppur espresse in un determinato contesto, ho avuto modo di constatare che sono presenti in tante realtà e, a tutt'oggi, ancora poco viene fatto per affrontarle in modo attivo. Inoltre, sul piano formale, nelle dichiarazioni d'intenti espresse sulla carta, nei P.O.F e nelle documentazioni ufficiali tutto ciò non compare o compare in modo velato.
Nel campo, ancora si assiste ad una chiusura da parte della famiglia e della scuola verso la sperimentazione di nuovi percorsi: cartelli di divieto, impossibilità di incontrarsi, orari poco flessibili, comunicazioni scuola famiglia unidirezionali, scarsa fiducia, non valorizzazione del ruolo dei rappresentanti dei genitori, assenza della famiglia e così via.
Queste difficoltà richiedono una pausa di riflessione, un agire in modo condiviso, una progettazione partecipata senza le quali non potranno mai emergere i veri bisogni di ciascuna agenzia educativa quale vuole essere la Scuola. Una agenzia educativa che fa sentire la sua voce nel territorio e che influenza il sociale, anzi, vi si allea.
Senza un'analisi ed un intervento approfonditi tali difficoltà sono destinate, nel tempo, ad amplificarsi ed a rendere ancor più difficile il compito, se ancora ci si crede, della formazione e dell'educazione dei piccoli di oggi e dei grandi di domani. E di noi stessi. E si, perchè porsi l'obiettivo di formare qualcuno implica e costringe, necessariamente, a mettersi in gioco anche in prima persona. Sempre.
La società sta cambiando e c'è un forte bisogno di ricostruire una trama che nel tempo si è ormai sfilacciata. Sono lontani i tempi in cui la scuola era un luogo di sperimentazione, di attivismo, di politica sociale, di incontro.
Ma chi lavora nel campo educativo e crede nella forza delle idee e nel cambiamento sa che più è scura la notte, più vicina è l'alba.
E tu cosa ne pensi?