giovedì 8 ottobre 2009
I ladri di bambini (III)
In pratica nessuno si preoccupò di verificare se la calligrafia del disegno incriminato fosse o meno della bambina presuntamente abusata dal fratello maggiore: infatti il disegno non era suo ma di una compagna, fatto probabilmente per rivalità , gelosia, pregiudizi sociali.
A distanza di oltre un anno i genitori citano in giudizio i presunti colpevoli di diversi reati. "Sul banco dei sospettati oggi siedono due psicologi, una assistente sociale, la preside e le due maestre dei bambini prima sottratti e poi riaffidati ai genitori. L’accusa formulata dal tribunale di Milano è lesioni colpose ai danni di bambini."
Approfondimenti:
"I motivi che possono portare all’allontanamento del minore sono:
- inadeguatezza o incapacità genitoriale
- trascuratezza o incuria
- maltrattamento
- eccessiva conflittualità familiare
- abbandono
- minori stranieri privi di accompagnamento
- sospetto di abuso
- eventi traumatici.
Gli esecutori dell’allontanamento sono i Servizi territoriali, e in particolare i Servizi sociali, che progetteranno l’operazione insieme a tutti gli addetti che si sono occupati del caso. L’allontanamento del minore e la collocazione sostitutiva comportano necessariamente la preparazione del bambino. I Servizi devono attenersi alle indicazioni del Tribunale dei Minori e, qualora non ci fossero, alla normativa vigente. Il minore dovrebbe essere affidato temporaneamente a una famiglia o, solo se questa soluzione non fosse possibile, a una comunità alloggio". INTERVENTI DEI SERVIZI TERRITORIALI E DELL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA A FAVORE DEI MINORI IN DIFFICOLTA’ (D. Ferrino) - ITP - Istituto Torinese di Psicologia
Fonte notizia: La Stampa
mercoledì 30 settembre 2009
Punizioni fisiche e problemi comportamentali nell'adolescenza
Due nuove ricerche hanno studiato i cambiamenti delle punizioni disciplinari fisiche (sculaccioni, schiaffi, colpire con un oggetto) tra i periodi dell'infanzia e l'adolescenza e quali fattori influenzano la famiglia in questi cambiamenti.
Le conclusioni: quando i genitori fanno uso di tali punizioni durante il periodo dell'infanzia i loro figli, nell'adolescenza, potranno avere maggiori problemi comportamentali.
Gli studi sono stati condotti da ricercatori della Duke University, Oklahoma State University, la University of Pittsburgh, Auburn University, e la Indiana University. La ricerca è stata pubblicata questo mese su Child Development.
Grazie ai dati della ricerca raccolti nei due studi longitudinali (nel primo quasi 500 bambini seguiti dai 5 ai 16 anni, l'altro oltre 250 bambini seguiti da dai 5 ai 15 anni)i ricercatori hanno scoperto che i genitori tendono a regolare gli interventi disciplinari in base all'evoluzione delle capacità cognitive dei loro figli e ricorrendo sempre meno a tali mezzi (sculaccioni, schiaffi o colpendo con un oggetto)con il tempo.
Come i bambini crescono, le punizioni fisiche divengono sempre meno appropriate per un loro corretto sviluppo. Inoltre se i genitori fanno un uso continuato delle punizioni fisiche per tutta l'infanzia (sino ai 10 anni n.d.r.) i figli, in adolescenza avranno maggiori probabilità di sviluppare problemi comportamentali.
Adolescenti, con genitori che smettono di usare le punizioni fisiche quando i figli sono ancora piccoli, hanno minori probabilità di avere tali difficoltà.
Secondo Jennifer E. Lansford, professore associato di ricerca con il Social Science Research Institute e Center for Child and Family Policy presso la Duke University, che ha condotto lo studio, alla luce di questi risultati, gli specialisti della salute mentale e chi lavora con le famiglie dovrebbero incoraggiare i genitori ad astenersi dall'utilizzo delle punizioni fisiche.
"Gli specialisti dovrebbero aiutare i genitori - soprattutto le madri ad alto rischio e che utilizzano severamente le punizioni fisiche perché hanno dei bambini "difficili" o hanno a che fare con lo stress nel loro ambiente - ad elaborare strategie alternative per educare i loro figli. "
"Basso reddito, basso livello d'istruzione, famiglie monoparentali, stress della famiglia e vivere in un pericoloso quartiere, sono una serie di fattori di rischio che aumentano le probabilità che i genitori continueranno ad utilizzare questo tipo di punizioni con i loro figli", aggiunge la Lansford.
Inoltre "i genitori hanno maggiori probabilità di continuare a utilizzare le punizioni fisiche con i bambini che si comportano in modo aggressivo".
Per maggiori informazioni sulla ricerca: Child Development, Vol.. 80, Issue 5, Trajectories of Physical Discipline: Early Childhood Antecedents and Developmental Outcomes by Lansford, JE (Duke University), Criss, MM (Oklahoma State University), Dodge, KA (Duke University), Shaw, DS (University of Pittsburgh), Pettit, GS (Auburn University), and Bates, JE (Indiana University). 80, Issue 5, Traiettorie di fisica Discipline: Antecedenti Early Childhood and Outcomes Developmental da Lansford, JE (Duke University), Criss, MM (Oklahoma State University), Dodge, KA (Duke University), Shaw, DS (Università di Pittsburgh) , Pettit, GS (Auburn University), e Bates, JE (Indiana University).
Fonte Ricerca: Society for Research in Child Development
Fonte News : Physorg
Articolo tradotto e riadattato da Carlo Contu
sabato 26 settembre 2009
Divorzio e separazione. Quali danni?
- Divorzio e famiglie allargate, Papa: rovinano la vita dei figli
- Benedetto XVI: «Divorzio e famiglie allargate rovinano la vita ai figli»
- Papa: "Famiglie allargate disorientano i figli"
- Papa, i figli sono rovinati dal divorzio e dalle famiglie allargate
Ho voluto scrivere questo articolo pensando ai genitori, ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze che, in questo periodo, stanno purtroppo affrontando un momento così difficile e delicato. Un momento che richiederebbe, invece della stigmatizzazione indiretta ed in qualche modo urlata in TV e nei media, un supporto da parte dello Stato, nelle politiche sociali, spesso assente.
Le coppie si separano o divorziano, anche. Questo è un dato di fatto. E allora che fare?
Nel '75 la Colli cantava "Facciamo finta che......" sono passati più di trent'anni e a me questa canzonetta pare attualissima: basta farsi un giro per i consultori familiari, i servizi di neuropsichiatria infantile, i SERT, le scuole, i servizi educativi, i servizi sociali, i nidi d'infanzia, parlare con chi tutti i giorni vi lavora, per rendersi conto dell' interesse minimo della politica su questi così determinanti settori per la cura e la formazione della famiglia, ampiamente intesa. E' in questi luoghi che prende vita la prevenzione e la cura. E sono sempre questi stessi servizi, da anni, decenni - di cui probabilmente poche persone ne conoscono esistenza e funzioni - che hanno bisogno di maggiori risorse per funzionare in modo efficace, sulla base di criteri e standard scientifici e non solo politici. Gli effetti del disagio sociale di oggi sono il risultato di ciò che é o non è stato fatto prima.
Nel mio lavoro tendo, come tanti altri miei colleghi, a valutare la qualità delle relazioni, delle esperienze di un bambino, al di là del fatto che i genitori siano sposati, separati, conviventi. Non sto sostenendo che non ci siano figli di separati che presentano specifiche difficoltà ma, per quanto ho potuto osservare, neanche bambini di famiglie tradizionali immuni da tali, diverse o ben più gravi difficoltà; spesso celate allo sguardo di un adulto distratto.
Ma è proprio vero che i figli dei divorziati e separati sono pre-destinati ad una vita rovinata?
Iniziamo a dare uno sguardo alle statistiche ISTAT su Le separazioni e i divorzi in Italia. La statistica arriva sino al 2007*.
Da 10 anni le separazioni (da 60.281 a 81.359) ed i divorzi (da 33.342 a 50.669) sono in crescita. Se nel 97, delle 60.281 separazioni, circa il 50%, non si concludevano con il divorzio, nel 2007 c'è stato un aumento di divorzi rispetto alle separazioni dello stesso anno (almeno 15/20%), come a dire che sono sempre più le persone che, dopo la separazione, concludono l'iter.
Dal 2002 al 2007 gli affidamenti congiunti sono passati dal 10% al 72% grazie anche ai cambiamenti normativi. E questo, come indicatore di miglioramento della qualità del rapporto tra figli e genitori separati/divorziati, è certamente significativo. La gestione condivisa dei figli presuppone una maggiore assunzione di responsabilità da parte di entrambi i genitori non foss'altro per condividere le scelte educative, organizzative, etc. devono necessariamente parlare e agire, per quanto possibile, di comune accordo. Oggi molti genitori separati hanno difficoltà a discernere il proprio ruolo genitoriale da quello di compagni, mariti, mogli, et. con tutto ciò che ne consegue.
In un interessante articolo intitolato: "Bambino con la Valigia. Papà o mamma, una scelta impossibile: considerazioni sul disagio psicologico dei figli di genitori separati."del Dipartimento di Neuroscienze di Genova, che consiglio di leggere, in conclusione si riafferma quanto già ampiamento dimostrato dalle ricerche di Wallerstein e Kelly e altri.
" Le ricerche di Wallerstein e Kelly sui figli di genitori separati hanno dimostrato che l’esperienza della separazione è sempre traumatica di per sé, ma gli effetti negativi della stessa sono destinati ad una progressiva risoluzione purché il bambino non sia esposto ad una protratta ed elevata conflittualità tra i genitori e purché questi ultimi collaborino al rispetto delle sue esigenze affettive ed educative."
Il punto è chiaro. La separazione è si un momento drammatico per tutto il nucleo familiare ma se i genitori, dopo un primo periodo di naturali e reciproche difficoltà, riescono a riconoscersi come genitori e ad essere presenti entrambi, allora le difficoltà incontrate si supereranno più facilmente.
Non sono, quindi, separazioni e divorzi di per sè, che determinano la rovina dei figli, ma ancora una volta, gli adulti, incapaci di ascoltarli e proteggerli, forse solo perchè distratti e indaffarati dalla vita.....
Approfondimenti:
Le percezioni dei giovani adulti sulle separazioni
Le reazioni comportamentali dei figli nei casi di separazione coniugale
*L'Istat ha pubblicato questi dati il 23 giugno 2009....... due anni dopo. Come mai, essendo un istituto pubblico, questi e tanti altri dati necessari per una corretta informazione non vengono diffusi per tempo?
mercoledì 17 giugno 2009
Allarme bocciati!!
Un chiaro indicatore non già della riacquisita "efficienza" e "serietà" della Scuola Italiana, ma del suo (quasi) fallimento sul piano pedagogico ed economico.
domenica 17 maggio 2009
A proposito di integrazione e memoria storica
Testo tratto da una relazione dell'Ispettorato per l'Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912.
venerdì 17 aprile 2009
Quasi quasi spengo la tv...
Ho trovato un interessante articolo su Terranauta sul rapporto bambini TV dal titolo "La droga televisiva".
Le statistiche dicono che i bambini stanno troppo tempo davanti alla televisione. Personalmente sono dell'opinione che non si dovrebbero superare le due ore giornaliere, salvo eccezioni. Anche meno se si utilizza il pc. E dovendo scegliere tra tv e pc non avrei alcun dubbio: il pc.
Il pc richiede al bambino di compiere molte più azioni rispetto alla tv: non deve solo ascoltare e guardare ma interagire in modo attivo. Con conseguenti e positive ricadute sui piani cognitivo ed emotivo.
Sul fatto che il guardare troppo la tv abbia effetti negativi nella crescita di un bambino, la maggior parte degli esperti è concorde, ma ancora non è stata trovata una risposta soddisfacente, organica, omogenea, concreta.
E' certamente la famiglia a doversi preoccupare della regolamentazione del tempo di visione tv, ma è corresponsabile anche chi definisce i palinsesti televisivi, i contenuti proposti in determinate fasce orarie. E sono corresponsabili anche gli amministratori comunali che non rendono disponibili aree, servizi alla famiglia, strade per bambini che favoriscano la vita sociale nel territorio. Insomma, il discorso, a volerlo affrontare approfonditamente, richiederebbe certamente maggior tempo di un post su un blog.
Una buona abitudine, come già tante famiglie fanno, è di tenere spenta la TV durante i pasti principali. La tv accesa a tavola, salvo eccezioni, interrompe il dialogo, monopolizza, distrae, e ha una buona responsabilità nell'abbassamento della qualità relazionale in famiglia.
Terranauta: La droga televisiva
Aggiornamento 14 maggio 09:
Parlando di buone pratiche (sociali e autodeterminate) vi segnalo un recente articolo di come possono rispondere i cittadini attivi di fronte ad una TV che ignora il rispetto verso i più piccoli.
Repubblica: Nel paese che ha spento la tv "Così salviamo i nostri bambini"
.
martedì 7 aprile 2009
Forse è più semplice attribuire ai giovani tutta una serie di "difficoltà"; nascondendo così, come adulti (genitori,educatori, insegnanti, comunità), le nostre scarse competenze nell'ascolto attivo dell'altro.
La dr.ssa Alessandra Sabetta*, educatrice mi ha inviato un interessante articolo dove viene ben rappresentata la difficoltà di comunicazione tra adulti e adolescenti.
Adolescenti
“Cara mamma,
ti scrivo questa lettera perché ho paura di parlarti. Cioè, non è che ho paura io, il terrore viene dalla tua possibile reazione.
Vorrei spesso confidarti le mie cose, confrontarmi con te e capire se mi sei vicina o se sei solo lì a giudicarmi e insegnarmi, come dici tu.
Tempo fa ho conosciuto un ragazzo, carino, anzi proprio bello. Siamo usciti un po’ di volte, poi lui mi ha detto che se era vero che volevo stare con lui dovevo dargli una prova. Mi ha chiesto di fare l’amore. Tu mi hai sempre detto che certe cose non si fanno, che bisogna fare l’amore solo dopo che ci si sposa ma lui non vuole sposarsi e quindi ho pensato che poteva andare bene lo stesso.
La madre della mia amica invece dice che bisogna farlo solo quando ci si sente pronte e io mi sentivo pronta, quindi andava bene anche in questo caso.
Il fatto che vorrei dirti però è che lui è più grande di me, ha 10 anni di più.. Mi ha fatto molto male, è normale? Le mie amiche non lo sanno perché non l’hanno ancora fatto. La Prof di Ed. sessuale ha detto che un po’ fa male.
Dopo aver fatto l’amore non l’ho più sentito. Il telefono è sempre spento e io non riesco a parlarci. Non so con chi parlare mamma, di sicuro so che con te non posso!
Lascio il diario nel primo cassetto invece che nell’armadio con la chiave, spero che tu lo troverai. Ciao”
Questa lettera è un esempio di cosa possa vivere un’adolescente. Molti ragazzi sentono di non poter parlare con i genitori, hanno paura. Nella spasmodica ricerca dei valori perduti la famiglia va incontro, spesso, ad un duplice delitto: si assiste a volte ad un’eccessiva chiusura che non permette il confronto diretto e, altre volte, ad una falsa apertura che fa sentire il giovane circondato da amici invece che da figure genitoriali.
La Scuola, di contro, non riesce a colmare queste lagune, sia perché è preposta per un affiancamento di tipo meno emozionale, che perché è percepita dal ragazzo come l’anticamera dell’inferno. In altre parole; chi mi dice che l’insegnante poi non lo dirà ai miei genitori?
Non tocchiamo poi il tasto dolente, i mass media. Si fa un gran parlare dei danni che fanno le attuali immagini e trasmissioni sulla mente giovanile.
Insomma, che bisogna fare? Certamente è giusto e normale che i ragazzi vivano dei disagi e si sentano confusi, dato che proprio questa è la peculiarità dell’adolescenza. L’attenzione deve nascere quando il disagio e la confusione portano verso comportamenti lesivi o patologici (droga, ricerca frenetica di provare emozioni, rapporti con persone troppo più grandi, promiscuità sessuale, ecc.).
A mio avviso si intravede la giusta direzione attraverso il dialogo, che non deve essere né atto al giudizio, né all’ascolto passivo e nemmeno all’insegnamento. Facile a dirsi!
Cerchiamo di ricordare come eravamo noi da ragazzi, le emozioni che provavamo e ad ascoltare in maniera partecipe, attenta ed aperta, restando fermi su quelle idee e principi che vorremmo tramandare.
I ragazzi sentono l’anima di chi li ascolta e se si sentono accolti, agiscono sulla base di ragionamenti corretti e mirati a farli star bene. Bisogna cercare di rendere autonomo il giovane e non di formare un nostro colone mentale.
L’autonomia è la strada per diventare un adulto sano e libero di vivere una vita equilibrata.
*Alessandra Sabetta: Dottore in Scienze dell'Educazione. Lavora in privato nel settore pedagogico.
FONTE RICERCA: Le Scienze
domenica 15 febbraio 2009
I ladri di bambini (II)
Ovvero i due psicologi e l'assistente sociale che, grazie anche alle loro valutazioni, hanno indotto il Tribunale dei Minori ha emettere un provvedimento di allontanamento dei minori dalla famiglia, sono adesso indagati per lesioni colpose, sul piano psicologico, a danno del bambino più grande, accusato, ingiustamente, di violenze sessuali sulla sorellina.
In particolare "lo psicologo (che avrebbe dovuto facilitare un passaggio per forza di cose doloroso per i bambini) avrebbe invece finito per peggiorare la situazione. Perché? Perché avrebbe detto al bambino che gli sarebbero stati cambiati i genitori; perché lo avrebbe strattonato per un braccio; e perché gli avrebbe impedito di salutare bene la sorella".
Fatti che, se realmente accaduti, sarebbero gravissimi.
Continuerò a seguire la vicenda.
Fonte: Corriere della Sera.it